L’oratorio di S. Rocco in Bosco Marengo costituisce una valida testimonianza dell’arte romanico-lombarda presente nell’Italia nord-occidentale.

L’edificio, il cui impianto originario (abside e parte delle pareti laterali) risale all’XI secolo è posto al limite orientale dell’abitato, è ad aula rettangolare con abside semicircolare e risulta, con una certa approssimazione, orientato.

L’ottocentesca facciata intonacata è suddivisa in tre parti da paraste che sorreggono un’architrave su cui vi è un timpano triangolare con cornici sagomate.

La muratura, oggi largamente visibile attraverso le lacune dell’intonaco, è in mattoni.

Con l’abbattimento delle volte avvenuto nel 1955 per volere dell’Amministrazione Comunale ed il successivo crollo del tetto sotto il peso di un’abbondante nevicata l’edificio è rimasto privo di ogni copertura per circa 25 anni.

Si è tuttavia conservato l’affresco San Sebastiano con S. Pietro, S. Antonio e la Vergina Maria mentre non è più visibile nella facciata, al centro del timpano, l’immagine di S. Rocco.

Al centro del presbiterio si trova l’altare in mattoni.

Nel citato affresco dell’abside, nel rispetto della tradizione iconografica, S. Sebastiano appare trafitto dalle frecce mentre S. Rocco mostra un bubbone localizzato sulla coscia.

Le frecce ed il bubbone sono entrambi simboli della peste.

Nessuna testimonianza scritta ci indica con certezza l’epoca di fondazione della pieve ne si hanno dati precisi riguardo al momento in cui fu intitolata a S. Rocco ma Pier Luigi Bruzzone nella sua opera “Storia del Comune di Bosco” narra della spaventosa epidemia di peste che colpì il paese.

Durante la moria molti voti e preghiere si fecero perchè Dio ponesse termine a tale flagello.

I voti ascendevano particolarmente a S. Rocco, S. Sebastiano, S. Gioacchino e S. Anna.

La Comunità si obbligò, per voto suo generale perpetuo, di osservare la festa di S. Rocco, e fare e fare nella chiesa a quel Santo dedicata cantar la messa con la spesa di otto candele e due torchie convenevoli alla solennità, e di più una messa alla settimana in quel dì in cui cade ogni anno la festa del Santo.